Is Cogas de Is Coronas – La Tessitura
Tessere alla maniera di Isili, si dice così in molte parti della Sardegna per indicare la particolare tecnica di tessitura altrimenti detta a unu in denti. Isili ha quindi una sua specifica tecnica e una lunga e prestigiosa tradizione tanto che già nella prima metà dell’Ottocento Vittorio Angius scrive che “le donne di Isili sono molto amanti della fatica e lavorano con intelligenza in circa 450 telai, coperte da letto con trame di lana di diversi colori, tappeti di tavola molto pregiati, bisacce e il panno forese. I colori sono assai belli formati con erbe indigene. Fanno pure coltri di lino … e tele molto riputate, e quando vanno alle fiere vincono nella concorrenza i tessuti degli altri paesi, e ottengono un prezzo maggiore.” In tutto il ‘900 poi la tessitura ha conosciuto a Isili un fiorente sviluppo, le donne di Isili si organizzarono nella Scuola del Tappeto Sardo diretta dal Cavalier Giuseppe Piras Mocci e la pubblicità per i loro prodotti comparve in riviste nazionali come l’Illustrazione del popolo. Il Cavalier Piras certo contribuì a creare quello che poi sarebbe stato riconosciuto come “lo stile estetico tradizionale di Isili”. Le tessitrici parteciparono dopo qualche anno alla grande fiera di Torino del 1911. Nei primi anni Cinquanta diversi corsi di formazione professionale vennero organizzati da enti nazionali e si costituì il Gruppo tessitrici Giuseppe Orrù. Nel 1962 prese avvio un’altra importante iniziativa: la Cooperativa Tessitrici Madonna del Lavoro nella quale confluirono oltre settanta artigiane. La produzione precedente di lenzuola, copribanco, copritavolo, coperte da letto, bisacce e panni per la panificazione lasciò via via il posto ad arazzi, tappeti, borse e borsette, cinture, portafogli e altri oggetti rispondenti al gusto della nuova media e piccola borghesia cittadina.
Nulla si è perso di quella tradizione in termini di saperi e conoscenze e anzi c’è stato semmai in questi ultimi anni un ulteriore arricchimento stimolato sia dal differenziarsi delle richieste del mercato e di un turismo spesso culturalmente esigente sia dal continuo confronto con le proposte di innovazione che le amministrazioni pubbliche, regionali o locali, attraverso diverse strategie politiche, con la creazione di musei e le indicazioni di artisti e di moderni designer hanno introdotto.
Guadagnarsi da vivere producendo in proprio senza mettersi al servizio di altri era motivo di orgoglio sociale nell’ambito della società agro-pastorale della Sardegna per gli uomini come per le donne. E se fino a pochi decenni fa la tessitura era l’alternativa che consentiva di non mettersi alle dipendenze di altri magari come collaboratrici domestiche, oggi, diventata ancora più artistica e creativa, si offre come possibilità a chi vuole realizzarsi anche culturalmente e cerca maggiore soddisfazione di sé conseguendo una certa indipendenza economica.
Ora come allora le tessitrici non hanno subito e non subiscono passivamente le influenze esterne, ma rielaborano, interiorizzano e ricreano, rinnovandolo, un proprio specifico stile.
Ora come allora trovano una loro via tra chi le vuole o le voleva mere ripetitrici di motivi e tecniche immutabili e chi le vuole abili esecutrici di idee altrui.
Hanno esplorato nuovi materiali, hanno provato a domare, per farli stare insieme, fili d’oro, d’argento e di rame, hanno imparato a tingere le lane con nuove erbe per cercare ulteriori sfumature di colore, hanno ripreso a usare il lino e la seta, hanno imparato a sentirsi più libere e a raccontarlo non a parole ma con il linguaggio antichissimo del telaio.